Categorie
News

Cessione a Poste Italiane: crediti ammessi solo se proporzionati

Il tecnico deve dichiarare una proporzionalità tra il credito e il valore dell’immobile, non richiesta da alcuna norma e non del tutto chiara

È recente la notizia della riapertura da parte di Poste Italiane delle procedure di acquisto dei crediti d’imposta maturati con i bonus edilizi. Il 3 ottobre, i clienti dell’istituto hanno infatti ricevuto le istruzioni per formulare proposte di cessione dei crediti fermi nei propri cassetti fiscali.

Si tratta di una boccata d’aria per chi non è in grado di compensare gli importi, magari perché non si trova in una posizione debitoria nei confronti del Fisco che porterebbe a una qualche convenienza nell’utilizzo diretto del credito mediante scomputo delle imposte dovute in F24.

La riapertura dei “rubinetti” di Poste Italiane, però, è parziale. Non solo perché la società impone alcuni limiti espliciti, ma anche perché il cliente interessato deve allegare una fitta documentazione che permetta a Poste di tutelarsi rispetto alla “bontà” della procedura edilizia che ha generato il credito fiscale.

I paletti di Poste Italiane

Poste Italiane ha liberamente e lecitamente fissato le condizioni da rispettare.

Ad esempio la regola prevede che solo le persone fisiche possano cedere i crediti, e purché siano i primi beneficiari della detrazione. Il servizio, cioè, riapre solo in relazione alle c.d. “prime cessioni”, quelle operazioni di scambio di crediti d’imposta messe in atto da chi li detiene dall’inizio, e non perché li ha ricevuti a sua volta tramite cessione.

Oltre a tali limiti soggettivi, poi, Poste ne ha fissati alcuni di natura oggettiva, relativi cioè alle caratteristiche dei crediti. In particolare, l’istituto accetta proposte relative a crediti che non abbiano un valore oltre i 50 mila euro. Inoltre, sono cedibili solo le quote fruibili dal 2024, in relazione a crediti derivanti da spese sostenute nel 2023 o a rate residue di spese sostenute negli anni precedenti.

Il set documentale

Come accennato, Poste chiede di allegare una lunga serie di “carte”, per tutelarsi dall’eventualità di acquisire crediti “problematici”, ad esempio perché non realmente spettanti al cedente.

La suddetta lista appare come una vera e propria riproposizione del set documentale previsto dal D.L. n. 11/2023 (art. 1, lett. b), il cui possesso garantisce a chi ha ricevuto un credito tramite cessione di non essere ritenuto responsabile insieme al cedente delle violazioni da questo eventualmente commesse (fermi restando i casi di dolo e colpa grave). E così, il cliente di Poste dovrà allegare alla sua proposta il contratto d’appalto, i titoli abilitativi e le evidenze di pagamento (bonifici parlanti, fatture, ecc.), nonché le asseverazioni a suo tempo prodotte dai tecnici per accedere alle detrazioni, da produrre “anche per i crediti d’imposta maturati a fronte di interventi minori per i quali, ai sensi della normativa vigente, non risulta necessaria”.

Serve un’asseverazione in più

C’è un documento, però, che Poste chiede di avere anche se non previsto dal D.L. n. 11/2023, né da altra normativa. Si tratta di una “dichiarazione dell’asseveratore, come da modello riportato di seguito nel presente documento, in merito all’effettivo svolgimento dei lavori ed alla congruenza degli stessi rispetto al valore dell’immobile”. Analizzando il modello citato, si scopre così che per formulare una proposta a Poste, il privato deve incaricare il tecnico asseveratore di dichiarare anche “che i lavori elencati nell’asseverazione tecnica/Sal di competenza sono stati effettivamente eseguiti e sono proporzionati al valore dell’unità immobiliare”.

Dall’effettiva realizzazione dei lavori dipende la spettanza del bonus, quindi si può considerare la richiesta di Poste di una certificazione esplicita a riguardo come una cautela extra.

Ma lo stesso non vale in relazione alla proporzionalità dei lavori rispetto al valore dell’unità, requisito non richiesto da alcuna norma e dal significato non del tutto chiaro, poiché non è dato sapere se il valore cui riferirsi sia quello di mercato o la rendita catastale, né tantomeno se vada considerato il valore ante o post intervento.

Cos’è, dunque, la proporzionalità?

Una qualche spiegazione può essere rintracciata all’interno delle istruzioni fornite ai propri clienti in passato, in occasione della riapertura delle cessioni avvenuta ad agosto 2022. Anche in quel caso, come già evidenziato, l’istituto chiedeva un documento con cui il “responsabile dei servizi di asseverazione tecnica dichiara che in relazione al valore stimato dell’unità immobiliare prima dell’intervento […] non si rilevano sproporzioni tra il valore dell’unità immobiliare prima dell’intervento […] e l’ammontare dei crediti offerti in cessione”.

Tale formula risultava più completa, riportando riferimenti specifici a quale valore dell’immobile considerare, anche se comunque carente in relazione a come calcolarlo. Si nota, tra l’altro, che il riferimento al “responsabile dei servizi di asseverazione tecnica”, che era risultato particolarmente fumoso, non permettendo di individuare quale fosse il soggetto da incaricare, è stato sostituito, nella check-list documentale di questo ottobre, con la più chiara dicitura di “asseveratore tecnico”.

Come fare

Ad agosto 2022, il D.L. n. 11/2023 non esisteva ancora, e Poste, forse per coprirsi le spalle dalla possibilità di essere trascinata in contestazioni indirizzate al cedente, aveva probabilmente fatto riferimento alla Circolare di AdE n. 23/E/2022, che individuava una serie di indici “sintomatici della falsità del credito”. Tra questi, spiccava la “sproporzione tra l’ammontare dei crediti ceduti ed il valore dell’unità immobiliare” (p. 98). È possibile che Poste, in assenza di una normativa atta a regolare la responsabilità solidale tra cedente e cessionario, abbia ripreso e interpretato tale requisito.

Oggi, però, una normativa esiste (il D.L. n. 11/2023), ma nonostante ciò Poste continua a richiedere tale dichiarazione, senza specificare, peraltro, quanto invece veniva indicato ad agosto 2022.

Ciò che il professionista potrebbe fare è affidarsi alle istruzioni dell’anno scorso, che si riferivano al valore dell’immobile prima dei lavori e a una dichiarazione di “proporzionalità” tra questo e l’ammontare dei crediti ceduti. Istruzioni che, comunque, non solo non sono state richiamate quest’anno, lasciando gli operatori nel dubbio, ma che lasciano ancora aperte le considerazioni sollevate nell’agosto del 2022 sulla responsabilità professionale che il tecnico deve assumersi in caso di cessione del credito e sulla ragionevolezza di un simile requisito. Su un edificio molto vecchio e dal valore conseguentemente basso, ad esempio, possono essere stati legittimamente eseguiti lavori molto costosi, senza che questo possa in qualche modo rendere “sospetta” la spettanza di un bonus edilizio.

 

(Fonte: lavoripubblici.it)

Categorie
News

Superbonus, Poste riapre gli acquisti e non varia i prezzi

Le condizioni restano invariate rispetto ai livelli fissati al momento della chiusura

Poste da ieri è di nuovo sul mercato dei crediti fiscali. E, dopo una pausa durata poco meno di un anno (il servizio era stato sospeso il 7 novembre del 2022), torna ad acquisire sia il superbonus che i bonus casa diversi, a partire dal bonus barriere architettoniche al 75%, per il quale cessioni e sconti in fattura sono ancora pienamente operativi.

Dopo le anticipazioni di inizio agosto, la ripartenza è stata ufficializzata ieri, direttamente sulla piattaforma del gigante di poste e servizi finanziari. E ha fatto registrare da subito un’attenzione altissima: Poste è il canale di riferimento per molti dei venditori più piccoli. «Un’iniziativa in linea con le indicazioni del Governo – commenta l’amministratore delegato, Matteo Del Fante – che conferma il sostegno costante di Poste Italiane alle famiglie e al sistema Paese».

Con la riattivazione del servizio, sono state rese note tutte le condizioni di acquisto. A partire dai nuovi prezzi, che non erano stati ancora ufficializzati. La notizia positiva è che le condizioni restano invariate rispetto ai livelli fissati al momento della chiusura: non era scontato, visto il forte incremento dei tassi di interesse registrato in quest’ultimo periodo. Anche se – va ricordato – i prezzi di Poste erano stati rivisti in peggio prima dello stop del 2022 (si veda «Il Sole 24 Ore» del 4 agosto 2022).

Partendo dal superbonus con recupero in quattro anni, sarà pagato 94 euro per ogni 110 euro di credito d’imposta (pari all’85,5% del valore nominale del credito). Per gli altri bonus con recupero in cinque anni, il corrispettivo è di 84,5 euro per ogni 100 euro di credito d’imposta (pari all’84,5% del valore nominale). Le agevolazioni con recupero in dieci anni vengono pagate 70 euro per ogni 100 euro di credito d’imposta (pari al 70% del valore nominale).

Il servizio di cessione del credito – ricorda il sito di Poste – «è rivolto alle persone fisiche che siano titolari originari di un credito d’imposta» e che abbiano «sostenuto in maniera diretta i relativi oneri». Quindi, rientrano nel perimetro dell’offerta di Poste solo le prime cessioni; restano fuori le seconde cessioni e gli sconti in fattura di imprese. Per questo motivo, la riapertura della piattaforma non avrà effetti sui crediti incagliati rimasti in pancia alle aziende.

Il servizio riguarderà le rate di bonus fruibili dal 2024 in poi: potranno essere legate a spese sostenute nel 2023 o a rate residue di spese sostenute negli anni precedenti (ad esempio, un superbonus del 2022 la cui prima rata venga portata in detrazione). L’importo massimo cedibile in questo nuovo round, come anticipato dal Sole 24 Ore, sarà pari a 50mila euro per cliente, anche tramite più cessioni. Resta, però, fermo un plafond totale da 150mila euro, anche legato al passato. Se, quindi, qualche cliente ha già raggiunto il tetto di 150mila euro, non potrà sfruttare la riapertura del canale per gli acquisti. Oltre al superbonus (al 90% e al 110%) saranno cedibili l’ecobonus, il sismabonus, il bonus ristrutturazioni al 50%, il bonus facciate, gli sconti per l’installazione di colonnine e il bonus barriere architettoniche.

In concreto, per un superbonus al 110% realizzato nel 2023 con 40mila euro di spesa, ci saranno 44mila euro di credito di imposta e un controvalore monetizzabile di 37.620 euro. Se il superbonus fosse del 90% (e i crediti di 36mila euro), il controvalore monetizzabile sarebbe di 30.780 euro.

Poste effettuerà verifiche soggettive sul richiedente e oggettive sulla documentazione prodotta a margine dell’intervento. «Qualora tutti i controlli soggettivi e documentali avessero esito positivo, le tempistiche stimate per l’accettazione da parte di Poste Italiane della proposta di cessione del credito d’imposta e la successiva liquidazione del corrispettivo» potranno arrivare a tre mesi. Sempre che non ci siano ulteriori stop per l’intervento di soggetti terzi. Ad esempio in caso di controlli preventivi da parte dell’agenzia delle Entrate.

 

(Fonte: ilsole24ore.com)

Categorie
News

Bonus edilizi e Superbonus: il punto sulle scadenze

Per avere un quadro delle prossime scadenze dei bonus edilizi, sia Superbonus che bonus cd. “ordinari”, alla luce dell’ultima proroga al 31 dicembre 2023 disposta dal DL 104/2023 per gli interventi da Superbonus sulle unifamiliari, l’Ance ha predisposto una tabella riepilogativa che fornisce una panoramica generale di tutti i termini di scadenza attualmente previsti, delle aliquote di detrazione e delle diverse condizioni per fruirne.

(Fonte: ance,it)

 

Categorie
News

Superbonus al 70%, ecobonus e sismabonus: tutte le agevolazioni per il 2024

Dal prossimo anno gli italiani diranno addio allo sconto fiscale al 110% e al 90% ma restano molte opportunità interessanti per sconti che potrebbero arrivare fino all’85%

La grande chance del bonus barriere architettoniche al 75%, destinato probabilmente a un boom. L’ecobonus e il sismabonus, con percentuali diverse a seconda degli interventi, ma che possono arrivare oltre il 70% di sconto fiscale. E un superbonus che, comunque, resta attivo, anche se con la percentuale meno interessante del 70 per cento. Anche se la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni , chiude a ipotesi di proroga per il superbonus con la prossima legge di Bilancio, il 2024 presenterà comunque diverse opportunità per chi vuole effettuare una ristrutturazione.

Superbonus

Archiviata la percentuale del 110%, dal primo gennaio si chiude anche la stagione del 90% per lo sconto fiscale dedicato all’efficientamento energetico. Il prossimo primo gennaio scatterà un altro taglio, che era stato già fissato dal precedente Governo. Quindi, si passa al 70%, che scenderà ancora nel 2025, per arrivare al 65 per cento. Attenzione, però: nel 2024, salvo interventi con la legge di Bilancio, il superbonus sarà riservato soltanto ai condomini.

 

Bonus barriere architettoniche

Il calo del superbonus al 70% rende molto competitive altre agevolazioni. La prima della lista è sicuramente il bonus barriere architettoniche al 75 per cento. Il bonus, infatti, oltre ad avere una percentuale molto interessante, consente di esercitare le opzioni di sconto in fattura o di cessione del credito senza alcuna limitazione e ha un recupero in cinque anni. Per poter usufruire di questa agevolazione è necessario che il fornitore dei beni, l’impresa esecutrice delle opere o un tecnico abilitato rilascino, sotto la loro responsabilità, una dichiarazione che attesti lo stato di fatto preesistente e, a lavori ultimati, occorre che un tecnico abilitato rediga un’asseverazione relativa al superamento e all’eliminazione delle barriere architettoniche. Il bonus barriere è applicabile, oltre che per interventi come l’installazione di ascensori o di montacarichi e rampe, anche per lavori come la sostituzione di infissi e la ristrutturazione di bagni, anche nei singoli appartamenti.

Sismabonus

Anche il sismabonus, per i lavori di ristrutturazione integrale, torna ad avere un appeal notevole. Per le spese di messa in sicurezza antisismica sostenute fino al 31 dicembre 2024, infatti, continua a spettare una detrazione del 50%, che va calcolata su un ammontare massimo di 96mila euro per unità immobiliare (per ciascun anno) e che deve essere ripartita in cinque quote annuali. La detrazione sale (70 o 80%) quando dalla realizzazione degli interventi si ottiene una riduzione del rischio sismico di 1 o 2 classi e quando i lavori sono stati realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali (80 o 85%). Quindi, a conti fatti, è possibile arrivare a percentuali vicine alla versione 2023 del superbonus.

Va ricordato che resta in piedi anche il sismabonus acquisti: chi compra un immobile in un edificio demolito e ricostruito può detrarre dalle imposte una parte consistente del prezzo di acquisto (75 o 85%).

Ecobonus

Anche l’ecobonus diventa competitivo con il superbonus, a partire dal 2024. Qui bisogna fare una distinzione. Per la maggior parte degli interventi la detrazione è pari al 65%, per altri, come la sostituzione di infissi, spetta nella misura del 50 per cento. Le percentuali, però, salgono per i lavori condominiali. Per gli interventi effettuati sulle parti comuni degli edifici condominiali o che interessano tutte le unità immobiliari di cui si compone il singolo condominio, sono previste agevolazioni paragonabili al sismabonus. Quando si conseguono determinati indici di prestazione energetica, si può usufruire di detrazioni più elevate (al 70% o al 75%).

Se, però, sulle parti comuni degli edifici condominiali che si trovano nelle zone sismiche 1, 2 e 3, si combinano i lavori di efficientamento energetico con la riduzione del rischio sismico e alla riqualificazione energetica, è prevista una detrazione ancora più alta, pari all’80%, se i lavori determinano il passaggio a una classe di rischio inferiore, ovvero all’85%, se gli interventi determinano il passaggio a due classi di rischio inferiori.

Gli altri sconti

L’elenco dei bonus non finisce qui. C’è ancora da citare l’agevolazione base del 50%, confermata fino alla fine del 2024, quando si trasformerà in 36 per cento. Al 36% è anche il bonus verde, anch’esso confermato fino alla fine del 2024. Nel 2024 ci sarà il bonus mobili, da agganciare a un lavoro di ristrutturazione, con limite di spesa fissato a 5mila euro, come nel 2023. Scade, invece, nel 2023 il bonus case green, la detrazione del 50% dell’IVA per l’acquisto di immobili di classe energetica A o B.

(Fonte: ilsole24ore.com)

Categorie
News

Condomini, villette e 110%: scatta il doppio countdown

Tra settembre e dicembre gli sconti fiscali al 90% e al 110% andranno in pensione (salvo proroghe). Dal 2024 si passerà al 70% per gli edifici condominiali. Garanzie dalla delega, spiraglio dal nuovo Pnrr

Condomini e villette all’ultima volata. Poi, il superbonus entrerà in una nuova fase, dai contorni ancora in qualche modo incerti, ma nella quale i livelli di agevolazione ai quali i contribuenti si sono abituati a partire da luglio del 2020 sembrano destinati a saltare.Un riepilogo del calendario aiuta a mettere a fuoco la situazione. Il 30 settembre, tra due mesi esatti, scadrà il termine per le villette e le abitazioni unifamiliari indipendenti che vogliano sfruttare l’ultima finestra disponibile per portare le spese al 110 per cento. Si tratta di immobili che già al 30 settembre 2022 dovevano avere raggiunto un avanzamento pari almeno al 30% dei cantieri. Quindi, sono opere aperte da molto tempo, per le quali è arrivato il momento di effettuare gli ultimi bonifici e chiudere i lavori.D’altronde, i dati aggregati di Enea dicono che, ormai, per questi immobili gli investimenti asseverati sono pochissimi: siamo nell’ordine di 200 milioni di euro al mese, quando a inizio anno si viaggiava almeno al ritmo di un miliardo ogni 30 giorni. Segno che la loro corsa si sta già esaurendo. E che, allo stesso tempo, l’altra forma di sconto disponibile per le villette non ha dato risultati significativi. Fino al 31 dicembre, infatti, i lavori avviati nel 2023 su villette e unifamiliari possono ottenere un superbonus al 90% (disegnato dal Governo alla fine dello scorso anno), a condizione che rispettino alcuni requisiti: tra gli altri, è possibile intervenire solo sull’abitazione principale e solo per chi abbia un reddito non superiore a 15mila euro, calcolato in base al quoziente familiare.

Questa chance, dicono sempre i numeri di Enea, è stata poco utilizzata nel corso di quest’anno. Ma non sarà più disponibile dal prossimo, quando il superbonus per questi immobili non dovrebbe essere riproposto. Non è la sola strada che si chiuderà a fine anno. Se, in base alla normativa vigente, per le villette il superbonus non sarà più disponibile nel 2024, per i condomini sarà accessibile in versione depotenziata, al 70 per cento. Bisogna ricordare che, attualmente, esistono due diverse situazioni per i lavori condominiali. Ci sono condomini che hanno avviato le opere dopo la stretta di novembre 2022: per loro c’è uno sconto al 90% nel 2023. E ci sono condomini che, invece, sono riusciti a sfruttare le deroghe messe a disposizione dal decreto Aiuti quater (Dl n. 176/2022): per loro c’è il 110% anche quest’anno, ma solo fino al 31 dicembre. In entrambi i casi, comunque, l’imperativo è affrettarsi, perché il termine per i bonifici è fissato a fine anno. È probabile che si verifichi spesso la situazione che già abbiamo visto ripetersi in questi anni, in corrispondenza di scadenze simili. Si cercherà di anticipare i pagamenti per congelare lo sconto, anche prima dell’esecuzione dei lavori. È una strada ammessa (e conveniente) in termini fiscali, ma che lascia spazi a contenziosi con le imprese esecutrici. Con il superbonus 2024, comunque, si passerà al 70 per cento.

Una percentuale che vale anche per le case popolari, a partire dal prossimo anno, in caso di ristrutturazioni di edifici condominiali: per gli ex Iacp il 110% sarà disponibile fino alla fine dell’anno, ma solo a condizione che entro il 30 giugno l’avanzamento del cantiere fosse almeno a quota 60% (circolare 13/E delle Entrate).Resta, poi, sullo sfondo il tema delle proroghe, che potrebbe essere reso più urgente dai danni provocati in queste settimane dal maltempo. Dall’Ance è già arrivata la richiesta di portare in avanti il termine di fine anno, per i lavori condominiali. In questo modo, non ci sarebbe una riapertura della finestra disponibile per il 110%, ma solo una coda più lunga per i condomini che hanno già avviato le opere. Il motivo di questo allungamento è da ricercare nelle frenate che le regole sui crediti fiscali hanno portato in questi mesi. Ma c’è chi chiede un rinvio per il termine del 30 settembre per villette.La decisione è attesa con la prossima legge di Bilancio. Anche se su un eventuale rinvio pesano le coperture. I soldi a disposizione saranno pochi e potrebbero bastare appena per una leggera rimodulazione del superbonus dal prossimo anno. Su questo quadro pesano due ulteriori elementi. Da un lato la delega fiscale, approvata venerdì in commissione Finanze al Senato ha posto gli incentivi finalizzati all’efficientamento energetico fra quelli meritevoli di tutela. Dall’altro la revisione del Pnrr ha previsto nuovi fondi per un superbonus al 100% destinato, però, solo a chi ha redditi medio-bassi.

(Fonte: ilsole24ore.com)

Categorie
News

Con la riforma il superbonus diventa più selettivo rispetto alla versione (già ridotta) del 2023

Lo sconto fiscale che fino a oggi ha mobilitato circa 80 miliardi di investimenti sembra destinato a una potatura importante

Un superbonus molto più selettivo rispetto alla versione (già ridotta) del 2023. Per adesso siamo solo alle prime avvisaglie: un piano non è ancora stato definito neppure nei suoi principi generali. Eppure, stando ai segnali che arrivano sulla riforma dei bonus casa, lo sconto fiscale che fino ad oggi ha mobilitato circa 80 miliardi di investimenti sembra destinato a una potatura importante.

Lo dicono chiaramente i numeri sul tavolo. L’ipotesi di revisione degli obiettivi e delle risorse del Pnrr, alla quale sta lavorando il ministro Raffaele Fitto, metterebbe a disposizione del capitolo bonus edilizi una somma intorno ai 3 miliardi di euro. Si tratta, però, di una cifra insufficiente a garantire agevolazioni corpose e paragonabili a quelle alle quali il mercato è stato abituato in questi anni.

D’altronde l’analisi appena pubblicata dall’Uvi, l’ufficio di valutazione impatto del Senato, sul rapporto della commissione sulle Tax expenditure, dimostra come attualmente la maggioranza delle risorse finanziare, se parliamo di spese fiscali, è assorbita proprio dalla casa: sul totale, siamo al 41,8%, pari a circa 34,3 miliardi di euro.

In questo contesto il numero di spese fiscali erariali (626) si conferma collocato su un sentiero crescente anche nel 2022, facendo registrare un incremento di oltre il 40% rispetto al dato 2016. La perdita di gettito totale è pari a oltre 82 miliardi di euro. Anche se quasi il 60% delle spese fiscali di cui si possiedono informazioni complete è destinata a un numero non elevato di beneficiari (meno di 30mila soggetti).

Tornando al percorso del superbonus, in assenza di modifiche, dal 2024 la maxi agevolazione per le villette (attualmente al 90%) non sarà più riconfermata. Il 30 settembre, poi, scadrà la possibilità per i cantieri aperti sulle villette di continuare a utilizzare il 110 per cento. Ancora, sempre dal 2024, nei condomìni sarà possibile utilizzare il superbonus solo con aliquota tagliata al 70 per cento, su livelli molti simili a quelli dell’attuale ecobonus.

Sia le proroghe che l’innalzamento delle nuove percentuali di sconto costerebbero cifre tali da prosciugare rapidamente la riserva dei 3 miliardi di euro. Basta guardare agli investimenti mobilitati nei primi sei mesi del 2023 solo dai condomini: si tratta di 13,3 miliardi di euro, con una media mensile superiore ai 2 miliardi. Una finestra di tre o sei mesi in più per chiudere questi cantieri con l’agevolazione richiederebbe l’utilizzo di buona parte di questi tre miliardi. Stesso ragionamento si può fare anche per l’innalzamento delle percentuali, per tornare dal 70% al 90% o al 110.

Quindi, la riforma in arrivo si preannuncia particolarmente selettiva. Il modello potrebbe prevedere delle restrizioni soggettive, come quella imposta nel 2023 per le villette: in quel caso, con il tetto di reddito a 15mila euro per i bonus (calcolato tramite quoziente familiare) gli investimenti agevolati si sono ridotti anche dell’80 per cento. Per andare oltre la soglia del 70%, insomma, potrebbero essere posti una serie di paletti difficili da rispettare, come peraltro ipotizzava anche la proposta di legge a prima firma di Alberto Gusmeroli (Lega), presidente della commissione Attività produttive della Camera.

Altra strada da percorrere è quella delle limitazioni oggettive. Qui l’intenzione che già circola sui tavoli tecnici è di legare le agevolazioni agli interventi a maggiore impatto sia in termini di efficienza energetica che di rigenerazione urbana. Saranno, cioè, privilegiate le operazioni di riqualificazione globale degli edifici che consentono, in linea con la nuova direttiva Case green, di recuperare classi energetiche. Infine, un’attenzione particolare sarà riservata ad alcune categorie di immobili, come quelli gestiti dagli ex Iacp.

L’impiego di questi 3 miliardi, comunque, non deve distogliere l’attenzione da altri temi altrettanto urgenti sul fronte dei bonus: «Va benissimo se c’è un’attenzione sull’argomento, ma è fondamentale trovare una soluzione sui crediti incagliati del superbonus e su una proroga dei lavori già iniziati, perché i cantieri si sono fermati», dice la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio. Su questo fronte ieri il ministero dell’Economia ha risposto a un’interrogazione di Massimiliano Del Barba (Azione-Italia Viva), confermando che Poste è in procinto di riattivare il suo canale di acquisto dei crediti. Sembra, invece, raffreddarsi la pista della nuova piattaforma di Enel X, come anticipato dal Sole 24 Ore.

 

(Fonte: ilsole24ore.com)

 

Categorie
News

Obbligo Soa bonus edilizi: nel dossier Ance tutte le novità

Dal 1° luglio 2023 ai fini del riconoscimento degli incentivi fiscali relativi agli interventi previsti dall’articolo 119 e 121 co. 2 del decreto-legge n. 34/2020 l’esecuzione dei lavori, se il valore del contratto è superiore a 516.000 euro, può essere affidata o deve essere continuata solo da imprese certificate SOA.

E’, infatti, terminato lo scorso 30 giugno il periodo transitorio che consentiva di poter operare anche senza aver ottenuto il rilascio dell’attestazione ma dimostrando almeno di aver avviato l’iter per il suo conseguimento con uno degli organismi abilitati. Dal 1° luglio occorre necessariamente aver acquisito la predetta attestazione come confermato nella Circolare dell’Agenzia delle Entrate n.10/E del 20 aprile 2023.

Al riguardo, la Commissione consultiva di monitoraggio presso il CSLLPP ha chiarito che per determinare l’occorrente qualificazione SOA, ai fini richiesti dalla speciale normativa per i bonus casa, non si deve fare riferimento ai criteri utilizzati per gli appalti pubblici basati su categorie e classifiche adeguati. Ciò in quanto l’articolo 10-bis del decreto-legge n. 21/2022 risponde all’esigenza, condivisa pienamente anche da ANCE, di garantire che l’esecuzione degli interventi sul patrimonio edilizio esistente, di maggiore rilevanza economica e finalizzati al risparmio energetico e alla riduzione della vulnerabilità sismica, ammessi ad usufruire, in varia misura, di incentivi fiscali, sia affidata a imprese che possano dimostrare la propria competenza, esperienza ed affidabilità. Lo scopo della norma, è dunque di garantire la professionalità delle imprese e non di replicare nei lavori privati il meccanismo di attestazione tipico dei lavori pubblici.

Con l’intento di dirimere alcune delle principali questioni controverse sorte successivamente all’approvazione della norma, anche grazie all’intervento dell’ANCE, sono stati emanati diversi chiarimenti.

Si fa riferimento, in particolare, secondo l’ordine cronologico di pubblicazione, ai seguenti chiarimenti di diverso rango normativo e che provengono, in quanto tali, da autorità diverse:

  1. documento n. 1 del 20 marzo 2023 emanato dalla Commissione di monitoraggio del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, alla quale partecipa anche ANCE insieme a Agenzia delle Entrate, Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, Ministero dell’Ambiente, Ministero dell’Economia e Finanze, CNI e CNAPP; la nota fa chiarezza, nello, specifico, su categorie e classifiche occorrenti e sui termini di decorrenza degli obblighi;
  2. articolo 2-ter del decreto-legge 11/2023, inserito dalla legge di conversione n. 38, norma di interpretazione autentica dell’articolo 10-bis DL n. 21/2022;
  3. Circolare AdE n. 10/E del 20 aprile 2023, che fornisce chiarimenti che riguardano gli aspetti della qualificazione SOA collegati alla fruizione dei bonus casa senza entrare nel merito delle questioni non fiscali.

In allegato il Focus dell’ANCE sull’obbligo di attestazione SOA per i bonus edilizi che ripercorre le norme e chiarimenti pervenuti e fa il punto sulle questioni aperte.

 

(Fonte: ance.it)