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Superbonus 110% nel 2023 blindato anche per i lavori trainati

Per farlo, sono state essenziali le scadenze indicate dalla legge di Bilancio

Superbonus al 110% nel 2023 blindato anche per i lavori trainati. La circolare 13/E, il documento con il quale l’agenzia delle Entrate ha chiarito molti dei dubbi più rilevanti sugli ultimi provvedimenti legati alla maxi agevolazione, affronta anche la questione dei cantieri che hanno salvato il 110% nel 2023, evitando il taglio dello sconto fiscale al 90 per cento.

Per farlo, sono state essenziali le scadenze indicate dalla legge di Bilancio 2023. Nei condomìni la delibera doveva essere approvata entro il 18 novembre, con Cilas entro il 31 dicembre. Oppure, la delibera doveva essere approvata tra il 19 e il 24 novembre, con Cilas entro il 25 novembre. Sul punto, però, la legge ha fatto solo un richiamo generico, senza specificare il destino dei lavori trainanti e trainati. In altre parole, se è scontato che l’intervento trainante può mantenere il 110%, ci si chiede cosa succede ai trainati e, soprattutto, entro quali limiti sono ammessi al superbonus nella versione più generosa.

La circolare chiarisce questo tema. «Qualora – spiega – con riferimento agli interventi trainanti siano rispettate le condizioni previste» dalla legge di Bilancio, il superbonus spetta con la stessa percentuale «anche per le spese sostenute per gli interventi trainati effettuati». Questo vale sia per i trainati realizzati sulle parti comuni dell’edificio che per quelli realizzati sulle singole unità immobiliari.

In questo quadro, si applica la regola generale per la quale le spese sostenute per gli interventi trainanti devono essere effettuate «nell’arco temporale di vigenza dell’agevolazione», mentre le spese per gli interventi trainati devono essere sostenute sia «nel periodo di vigenza dell’agevolazione» che «nell’intervallo di tempo tra la data di inizio e la data di fine dei lavori per la realizzazione degli interventi trainanti». Quindi, deve esserci concomitanza temporale tra lavori trainanti e trainati.

In applicazione di questa regola, per estendere ai lavori trainati, effettuati sulle parti comuni dell’edificio e sulle singole unità immobiliari, «il regime agevolativo vigente prima delle modifiche apportate dalla legge di Bilancio 2023» – spiega la circolare 13/E – è sufficiente che «tali interventi siano effettuati congiuntamente agli interventi trainanti per i quali risultano rispettate le condizioni previste dalla legge». Non serve, ad esempio, che siano indicati nella delibera condominiale.

Un caso particolare riguarda, però, gli immobili sottoposti a vincolo. In questi edifici, se non è possibile effettuare lavori trainanti a causa delle limitazioni legate al vincolo, il superbonus si applica per i lavori trainati, senza il consueto meccanismo. Di conseguenza, per i termini della legge di Bilancio 2023 si guarderà solo a questi lavori. «Ai fini dell’applicazione delle deroghe in esame – conclude la circolare – è, pertanto, necessario che la Cila riferita agli interventi trainati sia stata presentata entro il 25 novembre 2022».

(Fonte: ilsole24ore.com)

 

 

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Il superbonus rallenta, il Pnrr spinge sull’acceleratore: prima frenata per le costruzioni (-1,9%)

 Rapporto Cresme 2023: le ristrutturazioni, senza altri incentivi, potranno scendere a -23% nel 2024

Con l’addio al Superbonus il settore delle costruzioni chiuderà il 2023 con il segno negativo mitigato nel segmento delle opere pubbliche dal potente traino del Pnrr. Fino a che punto potente è però tutto da verificare, sul Piano pesa l’incognita dell’attuazione: il volano c’è ma le previsioni reclamano prudenza. Il combinato disposto di questo scenario è il valore degli investimenti 2023: -1,9%, la prima grande frenata dopo gli anni ruggenti 2021-2022. Parola del 34° Rapporto congiunturale Cresme sul mercato delle costruzioni che il Sole24Ore è in grado di anticipare in occasione della presentazione oggi con il direttore Lorenzo Bellicini.

Nonostante questo primo rallentamento, che in valori costanti fa prevedere una chiusura d’anno con un calo degli investimenti quotato a -1,9%, il 2023 continua a tenere. Secondo Cresme resterà comunque superiore del 36% al livello dell’anno pandemico 2020 e del 29,3% del 2019. Meno rosee le previsioni per il prossimo anno con un’accentuazione della frenata che si potrebbe attestare a -6,7% per gli investimenti.

La fine del Superbonus

Sul rallentamento del 2023 pesa soprattutto la fine del Superbonus 110% con un -12% nel rinnovo residenziale che in assenza di nuove misure si aggraverà raggiungendo nel 2024 – 22,6% . Per comprendere i volumi che girano in questo segmento si consideri che i valori correnti degli investimenti viaggiano nel 2023 al di sopra dei 100 miliardi di euro, precisamente a 104,5 miliardi, dopo l’exploit clamoroso del 2022 con 119,4 miliardi. Ma non basta a rappresentare il fenomeno del boom. Qui serve riavvolgere il nastro e dare un’occhiata ai dati pre-pandemici: nel 2019 gli investimenti in rinnovo residenziale ammontavano in valori correnti a 53,9 miliardi. Pur togliendo il peso dell’aumento dei prezzi – spiega Cresme – in termini reali il balzo dato dagli incentivi è stato del 70% nel 2022 rispetto ai livelli pre-pandemici (2019) ed è rimasto al 50% nel 2023.

Le opere pubbliche

Sull’altro fronte, quello delle opere pubbliche pesa il Pnrr che però non ce la fa per il momento a compensare la frenata del Superbonus. Il comparto è in crescita a valori costanti del 15,1% nel 2023 e dell’11,7% nel 2024. L’accelerazione proseguirà anche negli anni successivi, quando il Cresme prevede +7,9% nel 2025 e +4% nel 2026. Tutto bene quindi? Non del tutto, perché la crescita rimane agganciata alle incognite che gravano sul Pnrr. E quindi un chiarimento sul quadro generale che non comprometta il rapporto con Bruxelles; l’accelerazione degli aspetti autorizzativi e procedurali per una buona parte degli investimenti previsti in partenza; la continuità degli investimenti infrastrutturali di Rfi che al momento sono il soggetto principale a produrre avanzamenti lavori; la rapida realizzazione dei progetti esecutivi da parte delle imprese di costruzioni che si sono aggiudicati i lavori attraverso l’appalto integrato.

Le buone notizie arrivano dai Comuni che nonostante le difficoltà emergenti sembrano aver avviato nei primi mesi del 2023 una nuova fase: nei primi quattro mesi del 2023 la loro spesa per investimenti è cresciuta del 20% rispetto al 2022. Senza dimenticare il fronte dell’occupazione che continua imperterrita ad aumentare la forza lavoro nel comparto raggiungendo nel primo trimestre del 2023 il 26,6% in più rispetto allo stesso periodo del 2021. «Gli ultimi anni ci hanno detto che le costruzioni possono tornare a essere un traino per l’intera economia del Paese», spiega il direttore del Cresme Lorenzo Bellicini che guarda ai prossimi anni, al dopo Pnrr, «quando l’eccezionale ondata di risorse si ridurrà e gli obiettivi delle direttive green europee si faranno stringenti». E avverte: «Bisogna cominciare a pensarci oggi, rilanciando una nuova operatività da un lato in termini di partenariato pubblico e privato e dell’altro di incentivi fatti bene»

 

(Fonte: ilsole24ore.com)